Sandro Campagna, commissario tecnico della Nazionale Italiana di Pallanuoto e tifoso della Juventus, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tele Radio Stereo. Ecco le sue parole:
Lei è un grande juventino.
"Qui a Roma è dura per uno juventino, ma non è un difetto. L'amore e la passione per il calcio nasce da bambini ed è l'unica cosa che rimane fedele nella vita".
Come vive uno juventino a Roma questo tipo di partita?
"Gli juventini patiscono molto questa partita, gli sfottò dei romanisti. E' un "derby" acceso, a volte ci sono anche frasi colorite. Per quanto possa essere juventino, non riesco ad avere astio nei confronti della Roma. Anzi, mi ha sempre fatto simpatia. Mio figlio è romanista, vediamo spesso le partite insieme. La vivo in maniera molto serena. Per motivi professionali sono andato tante volte a Trigoria, ho incontrato Zeman, Totti e De Rossi. La tifoseria giallorossa per me è tra le migliori d'Italia, nella sofferenza, nella gioia e nel dolore vanno sempre allo stadio".
Che partita si aspetta? Che Juventus troverà la Roma?
"La Roma è la squadra più in forma del campionato, nel girone di ritorno è prima per punti fatti. Ranieri ha raddrizzato la baracca, è un grandissimo allenatore e normalizzatore. Mi piace molto la sua pacatezza e psicologia, la sua tenacia. Nonostante l'età è ancora uno che si fa sentire, nella giusta maniera. Da saggio, ma sa usare anche il pugno di ferro. La Juve non ci arriva bene, ha vinto l'ultima gara ma domani sarà tutta un'altra partita. Sono reduce da Torino, ho fatto una lezione agli allenatori delle giovanili della Juventus, so che c'è grande tensione e fermento. Anche dal punto di vista societario l'entrata in Champions fa tanto, è una partita che sentono parecchio".
Come sta vivendo, da tifoso, la gestione della Juventus?
"A me non piacciono i cambi d'allenatore. Sarà che difendo la categoria, ma a me non piacciono. Credo che stavolta, nonostante sia amico di Thiago Motta e rivendico sia una una bravissima persona e mi dispiace sul piano umano, il cambio fosse necessario perché si era arrivato a un punto forse anche di rottura con alcuni giocatori o con una parte dell'ambiente. La Juventus di solito non cambia gli allenatori, a me non piace cambiare in corsa anche perché obiettivamente siamo a un punto dal quarto posto e l'obiettivo societario era arrivare tra i primi quattro. Le partite che hanno fatto traboccare tutto sono state contro l'Empoli e il PSV, altrimenti Motta sarebbe stato in panchina domani".
Che cosa non ha funzionato tra Thiago Motta e Vlahovic?
"Non lo so. Vlahovic secondo me è un giocatore molto forte ma va accompagnato, come se avesse bisogno di un tutor. Ha bisogno di essere sostenuto, è uno che s'innervosisce abbastanza facilmente ma ha qualità enormi. I suoi gol li ha fatti, pur senza giocare tantissimo. Va coccolato. Lo dico perché ogni giocatore è differente, ci sono giocatori che vanno coccolati e altri che vanno bastonati perché reagiscono bene. Con Vlahovic, se ci credi, lo devi trattare in una certa maniera per fargli tirar fuori il meglio".
Quale è l'allenatore giusto per il post-Ranieri?
"Secondo me Gasperini. Ranieri lo ha smentito? Se avesse detto una bugia, può essere una bugia bianca. Gasperini si stava giocando lo Scudetto... giustamente ci starebbe dire una bugia. A me piace Gasperini, sia a Roma sia alla Juve lo vedrei bene. Alla Roma molto bene. Altrimenti Allegri, è uno che sa gestire le difficoltà e sappiamo bene quanto sia difficile allenare la Roma e quanti allenatori si siano bruciati proprio sull'aspetto emotivo. Lui è un grande gestore, soprattutto nei momenti difficili: avrebbe le carte in regola per poter fare bene con la Roma".
E' un bene o un male che la proprietà americana sia assente da Roma e quanto può incidere nella crescita?
"I capitali esteri fanno bene al nostro mondo, ma non si può gestire dall'America una piazza come Roma. Nessuna piazza si può gestire da lontano, facendo analisi statistiche su numeri o giocatori. Ci vuole l'occhio umano per prendere i giocatori giusti. Il fatto che Ranieri resti come legame tecnico tra la squadra e la società è una cosa giusta, lui è romano e romanista e ci mette il cuore e la faccia. Potrebbe anche essere un parafulmine, mentre dietro di lui la proprietà fa investimenti e cerca risorse per la Roma".
Come ha fatto Ranieri, da allenatore, a rilanciare così una squadra?
"Immagino abbia detto 'viviamo allenamento per allenamento, impegniamoci e diamo il massimo, cercando di fare bene le cose minuto dopo minuto'. Dopo le prime due partite, ha inanellato una serie di risultati e prestazioni che hanno dato coraggio alla squadra. Ha gestito molto bene i big, soprattutto Dybala a cui ha dato il piacere di giocare e ha tolto la pressione gestendolo bene fisicamente. Tranne l'ultimo infortunio, ovviamente, ha avuto un buon minutaggio. Piano piano ha risalito la classifica, senza guardarla, e ora si trova a pochi punti dalla Champions".
Ha amato Dybala?
"Sì. Quando fai la scelta di lasciarlo andare devi fare tanti tipi di analisi, da quelle economiche a quelle degli infortuni. Probabilmente voleva un rinnovo troppo alto rispetto a quello che la società pensava potesse dare, però era un giocatore straordinario che mi colpiva l'occhio. Dopo Del Piero è l'unico giocatore un po' più creativo, accendeva la fantasia dei tifosi".
Sarebbe più un allenatore alla Zeman o alla Trapattoni?
"Difficile dirlo. Sono Antonio Conte. Nello sport ci sono vari modi di vincere, uno prende la strada che pensa possa essere la migliore. Nella pallanuoto devi giocare bene per vincere, mentre nel calcio questo non è necessario".