Nario Cardini, ex direttore sportivo della Sansovino e amico di Maurizio Sarri, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Tele Radio Stereo. Ecco le sue parole:
Lei che lo conosce da più di 25 anni, ci racconta perché scelse Maurizio Sarri?
"Lo scelsi perché eravamo in Eccellenza, campionato regionale toscano, e lui lavorava per le squadre del fiorentino. Ci abbiamo giocato contro ed ero rimasto particolarmente colpito dall'organizzazione tattica che riusciva a dare alle sue squadre, pur non avendo giocatori eccelsi. Ai tempi era all'avanguardia, era un'organizzazione tattica nuova e in quei campionati era impossibile vederla. Lo contattai perché avevo intenzione di programmare una salita della Sansovino fino alla C2, cosa che poi avvenne. Come persona è molto inquadrata su principi sani, è intelligente e sa valutare molto profondamente le situazioni che gli si presentano. Vive per il calcio, è patito del calcio: ha dedicato la vita al calcio, sacrificando anche il lavoro che aveva in banca nonostante una carriera importante programmata dai suoi superiori. Come allenatore non serve dirlo, parlano i fatti: si è creato dal nulla, scalando tutte le categorie e portando un modo di fare calcio che nei dilettanti era molto sovrapponibile al professionismo. Molto professionale e preparato, aveva idee allora all'avanguardia e portava risultati importanti. Con la Sansovino ha fatto tutto il percorso dall'Eccellenza alla C2".
In che cosa è cambiato in questi anni?
"Ho visto una sua evoluzione, l'ho seguita perché all'epoca ci sentivamo spesso come anche ora. Siamo in ottimi rapporti. Tatticamente è cambiato il primo anno ad Empoli, era fossilizzato in maniera molto integrale sul 4-2-3-1 e aveva Saponara che lo faceva giocare esterno quando lui era in realtà trequartista. Mi pare che nelle prime 9 partite fece 5 punti, poi mi chiamò e mi disse che gli era stato detto di cambiare la disposizione in campo della squadra. Passò al 4-3-3 e c'è stata la svolta tattica pur rimanendo convinto, e me lo ha spiegato un anno fa a casa mia, che il 4-2-3-1 e il 4-4-2 siano la disposizione migliore in campo".
C'è un ruolo che è veramente imprescindibile per il gioco di Sarri?
"Due, gli esterni offensivi. Sono questi due ruoli che lui metterebbe al primo posto in quanto a proprie esigenze tattiche. Anche il centrocampista centrale dovrebbe avere le due fasi, qualità e quantità. Un giocatore come Paredes potrebbe fare al caso suo, assolutamente sì. Le dico il mio pensiero e me ne assumo la responsabilità, anche se credo di interpretare anche l'idea di Sarri: a Sarri va data una squadra composta da giocatori che hanno fame, che non hanno stipendi esosi né si sentano arrivati. La condizione migliore per Sarri è questa, farebbe strabene. Se invece, come accaduto alla Juventus e un po' meno alla Lazio, trova gente affermata con stipendi esagerati e che ha poca volontà di interpretare ruoli tattici che lui vuole...".
Una sua idea su Roma?
"Roma è una città che amo, e la squadra mi è sempre stata simpatica. Se dovessi essere a Roma come direttore sportivo, sto scherzando eh, costruirei una squadra di giocatori con qualità ma giovani e disponibili a sacrificarsi, che seguito le disposizioni di un allenatore come Sarri. Con una situazione del genere sarebbe destinato a far bene, se non benissimo. Con un progetto di questo tipo, triennale, il terzo anno sarebbe fantastico. Dico queste cose perché le ho vissute".
Sarri sarebbe disponibile secondo lei a fare il salto dalla Lazio alla Roma?
"Essendo lui un professionista integerrimo sicuramente sì. Non so quanto possa incidere il fatto che è stato alla Lazio. Il problema magari lo potrebbero creare i tifosi, inquadrandolo come ex laziale: magari 5 partite con 2 vittorie, 2 sconfitte e un pareggio potrebbe essere subito un problema".
E' vero che in passato Sarri è stato davvero vicino ai giallorossi?
"Sì, è assolutamente vero. Ne avevamo anche parlato, poi non abbiamo approfondito. Non abbiamo parlato di recente del possibile interesse attuale della Roma, parliamo più del nostro calcio dilettantistico che di quello professionistico. Lui è innamorato dell'Inghilterra, gli è rimasta nel cuore e dice che è stata l'esperienza più bella che ha vissuto nella sua vita dopo la Sansovino. Anche la moglie Marina l'ha sempre detto".
Sarri è scaramantico?
"Moltissimo, 3-4 minuti non basterebbero per raccontare tutto. Dopo la partita della domenica andavamo a cena con tutte le famiglie, sapendo che era scaramantico mi divertivo a scherzare con lui. Passavamo vicino a un campo di granturco e gli dissi: "Se prendi tre spighe, domenica vinciamo". Andò nel campo e prese tre spighe, eravamo primi e la domenica vincemmo 3-0. Gli ricordai delle tre spighe e dei tre punti, da quel giorno in poi ogni domenica sera dovevamo rubare tre cose. Questa è la scaramanzia più clamorosa".
Perché Sarri, a distanza di anni, non ha provato a curare maggiormente la sua immagine?
"L'ha fatto, glielo assicuro: all'inizio era molto peggio. Quando le cose vanno bene, però, qualunque cosa fai è fatta bene. I rapporti con i dirigenti, anche alla Sansovino, non è che fossero idilliaci. Si arrabbia spesso, una volta ho avuto paura dopo aver sentito delle urla da fuori. Mi disse che dovevo stare tranquillo e che c'erano ottimi rapporti con i giocatori. E' sempre stato particolare, perché è un lavoratore maniacale. Riesce a rientrare in testa ai giocatori, questa cosa è fondamentale. Conte, per esempio, è fortissimo nel far entrare in testa ai suoi giocatori che lavorando quotidianamente si possono raggiungere risultati importanti. Sarri in questo è molto simile a Conte".