Roma-Vicenza a Pasqua: 47 anni fa l’Olimpico apriva le porte nel giorno più sacro

roma vicenza pasqua 1978

Era il 26 marzo 1978, domenica di Pasqua. In un’Italia ancora ancorata alla tradizione religiosa e poco incline alla spettacolarizzazione del calcio oltre i confini settimanali classici, la Serie A non si fermava. Tra le otto partite in programma, anche Roma-Vicenza, che si giocò allo stadio Olimpico davanti a 36.919 spettatori. Un dato sorprendente per l’epoca e per il contesto: la seconda miglior affluenza della giornata, alle spalle solo dei 38.300 spettatori di Fiorentina-Bologna.

Una partita tra storia e simbolismo

La Roma non era quella delle grandi ambizioni di oggi. Il club giallorosso attraversava anni interlocutori, senza grandi successi ma con un tifo già visceralmente legato alla squadra. Il Vicenza, invece, rappresentava la favola di quella stagione: con un giovanissimo Paolo Rossi in attacco, la squadra veneta lottava ai vertici della classifica, in una delle stagioni più sorprendenti della sua storia.

La sfida terminò 1-1. Un pareggio che, per i tifosi romanisti, non spezzò la tradizione festiva legata alla famiglia e alla fede, ma anzi fu vissuto come un’occasione di aggregazione popolare, nel pieno spirito della Roma “di tutti”, ancora lontana dall’internazionalizzazione e dal marketing degli anni Duemila.

Pasqua e pallone: polemiche e precedenti

Giocare il giorno di Pasqua non era all’epoca una pratica diffusa. E non lo sarebbe più stata per oltre 25 anni. La CEI – che nel 2017 si espresse contro il calcio pasquale – non aveva ancora imposto linee guida esplicite, ma il sentimento comune era chiaro: Pasqua è festa, il calcio può aspettare.

Non fu così nel 1978. La Lega decise comunque di mantenere il calendario inalterato, approfittando del clima mite di fine marzo e dell’alta posta in palio nelle ultime giornate. E il pubblico rispose: quasi 37.000 persone all’Olimpico sono la testimonianza di una città e di un popolo che, nonostante tutto, quella Roma voleva seguirla sempre. Anche la domenica di Pasqua.

Un’eredità che torna attuale

A distanza di 47 anni, la Serie A è tornata a programmare partite a Pasqua. Lo fa con una sensibilità diversa, ma anche con esigenze televisive e di calendario ben più stringenti. E proprio mentre la Roma si prepara al rush finale per un posto in Europa, quella sfida con il Vicenza risuona come un’eco lontana, capace di raccontare una città, una fede sportiva e una tradizione popolare che si incrociano – talvolta scontrano – con il sacro.

Forse il calcio, come la fede, non si ferma mai davvero. Nemmeno a Pasqua.

Pubblicità
Pubblicità